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Cerchi un Fisioterapista tra Ladispoli e Cerveteri?

Cerchi un Fisioterapista tra Ladispoli e Cerveteri? Se cerchi un ottimo Fisioterapista nel territorio tra Ladispoli e Cerveteri, ti consigliamo sicuramente il Dott. Pierluigi Sinatti, Fisioterapista specializzato nel Trattamento del Dolore e nella Terapia Manuale Ortopedica, che riceve presso IPPOCRATE Centro Medico Specialistico, in Via La Spezia, 38 a Ladispoli. Fissa un appuntamento telefonicamente: 06 9209 2718 Dubbi o informazioni? Invia un messaggio: info@ippocratemedica.it Chi è il Dott. Sinatti Pierluigi Sinatti è un medico specialista in Fisioterapia. Ha conseguito la Laurea in Fisioterapia nel 2017 presso l’Università Europea di Madrid, dove si è poi specializzato in Terapia Manuale Ortopedica e nel Trattamento del Dolore attraverso il conseguimento della Laurea Magistrale nel 2019. Negli anni successivi alla Laurea ha svolto attività clinica e di formazione in diverse strutture ospedaliere, ambulatoriali e sportive tra Spagna e Italia. Attualmente svolge attività professionale nel settore della Riabilitazione post traumatica e delle condizioni dolorose acute e croniche, attraverso un approccio clinico basato sull’evidenza medico-scientifica. Associa all’attività clinica la ricerca scientifica presso il Dipartimento di Biomedicina e Scienza della Salute dell’Università Europa a Madrid. Iscritto all’albo della professione sanitaria di Fisioterapia, presso l’Ordine TSRM PSTRP di Roma attualmente svolge la propria attività professionale a Roma e a Ladispoli, nel Centro Medico Specialistico Ippocrate. Leggi di più e approfondisci Segui IPPOCRATE sui social network Pagina Facebook | Pagina Instagram

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Fisioterapia, Fisioterapia del Pavimento Pelvico

Il pavimento pelvico: una zona cruciale, alla base di molte disabilità nascoste

Per molte donne le patologie del pavimento pelvico sono ancora un tabù. Parliamone con la Dott.ssa Sara Puliti   Le patologie del pavimento pelvico sono una disabilità nascosta, se ne parla ancora troppo poco, ma sono molto frequenti in tutte le fasce d’età.   Per molte donne è ancora difficile decodificare i sintomi e capire a chi rivolgersi per risolvere il problema. Si finisce per soffrire in silenzio, vergognandosi di ciò che sta accadendo e adeguando la propria quotidianità alla disfunzione presente. Queste patologie hanno ripercussioni importanti sulla qualità di vita dei pazienti e hanno un importante impatto economico sulla spesa del servizio sanitario nazionale.  Che cosa è il pavimento pelvico: è quell’insieme di muscoli, tendini e legamenti che chiude la parte inferiore del bacino, localizzato nella parte inferiore della cavità pelvica tra il pube ed il coccige. Ha un ruolo di supporto attivo attraverso la componente muscolare e un ruolo di sostegno passivo mediante la componente legamentosa ed ossea. La sua funzione è quella di sostenere gli organi pelvici (utero, vescica e retto), ma ha anche un ruolo fondamentale nella minzione, nella defecazione e nel benessere sessuale. È importante sottolineare come il pavimento pelvico abbia una connessione fondamentale con le zone circostanti nei diversi movimenti corporei ed in particolare con il muscolo trasverso dell’addome ed il muscolo diaframma. Questi muscoli nel corso della vita, possono subire molte modificazioni. I principali fattori di rischio per le patologie perineali sono la gravidanza ed il parto, la menopausa, la stipsi, malattie respiratorie croniche, l’obesità, ma anche alcuni sport che creano un sovraccarico delle pressioni intra-addominali. Ricordiamoci che un buon funzionamento di questa zona determina una buona qualità di vita. Non dobbiamo pensare che le donne giovani siano esenti da queste problematiche. Si stima che in Europa oltre 36 milioni di persone soffrono di una forma di incontinenza e il 60% sono donne. In Italia il fenomeno riguarda più di 5 milioni di persone e questa probabilmente è una sottostima perché troppo spesso non se ne parla nemmeno al proprio medico. Riabilitazione del Pavimento Pelvico La riabilitazione del pavimento pelvico è un insieme di tecniche conservative, manuali e strumentali, che mirano alla correzione delle disfunzioni a carico di questa zona. La riabilitazione può agire in maniera preventiva (come ad esempio nel post-partum, o prima di una chirurgia pelvica) o come trattamento (per esempio nelle incontinenze, nei prolassi o per problematiche sessuali). Il protocollo riabilitativo parte sempre da una valutazione funzionale iniziale che prenda in considerazione la zona pelvi-perineale ma anche la zona addominale, il tipo di respirazione e postura. Da questa valutazione verrà poi impostato un percorso riabilitativo personalizzato, articolato in diverse fasi: apprendimento e presa di coscienza di questa zona, eliminazione delle dissinergie, recupero di un tono muscolare adeguato ed infine automatizzazione di quanto appreso. La rieducazione non può essere solo una semplice contrazione-rilassamento ma deve tener conto di importanti fattori come l’assetto posturale o respiratorio o la gestione dell’aumento delle pressioni intra-addominali. Anche il numero di sedute necessarie è variabile, correlato all’entità della disfunzione ma anche all’impegno del paziente nell’eseguire, a casa, gli esercizi consigliati durante il trattamento. A cura della Dr.ssa Sara Puliti   Incontra la Dott.ssa Sara Puliti, Specialista in Fisioterapia del Pavimento Pelvico Conosci la Dott.ss Sara Puliti | Fissa un appuntamento   Bibliografia https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1047965117300153?via%3Dihub https://www.pagepressjournals.org/index.php/aiua/article/view/aiua.2016.1.28 https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6887794/   Segui IPPOCRATE sui social network Pagina Facebook | Pagina Instagram  

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Fisioterapia

False credenze sull’ernia del disco

L’ernia del disco è molto frequente nella popolazione mondiale, diffuse sono anche le false credenze che accompagnano questa condizione, in modo particolare nell’ambito sportivo. Ti illustro quelle che ritengo siano le principali false credenze sull’ernia, tentando di confutarle: “Ho un’ernia, questa è la causa del mio dolore alla schiena” È diffuso il convincimento che incorrere in un’ernia discale provochi inevitabilmente dolore: non è così. L’evidenza scientifica è inequivocabile al riguardo: la degenerazione strutturale della colonna vertebrale e, quindi, anche l’ernia del disco, costituisce parte del normale processo di invecchiamento dei tessuti, dal quale non consegue inevitabilmente una sintomatologia dolorosa. Quest’ultima non si può escludere ma molto più spesso l’ernia discale si qualifica come condizione strutturale asintomatica, connessa dall’età del paziente. I fattori che contribuiscono alla eventuale manifestazione del dolore sono molteplici e diversificati. (1) “Ho un’ernia quindi devo muovermi il meno possibile per non danneggiare ulteriormente la mia condizione” Molte persone credono che in presenza di un’ernia o di un dolore alla schiena, sia necessario ridurre al minimo le attività quotidiane o addirittura non muoversi affatto, per non sollecitare ulteriormente la colonna vertebrale. Questa convinzione è errata: i movimenti fisiologici e i carichi quotidiani ai quali sottoponi la colonna aiutano la schiena a svolgere la sua funzione e a mantenersi in salute. Una diminuzione delle nostre attività quotidiane, al contrario, può compromettere ulteriormente lo stato di salute della colonna vertebrale e peggiorare la sintomatologia. (2) “Ho un’ernia e ho dolore, non posso assolutamente allenarmi con i pesi” È falso: l’evidenza scientifica sostiene l’attuazione di programmi di allenamento con l’utilizzo di pesi, finalizzati a potenziare la forza e la resistenza, nel trattamento del dolore lombare. (3) Costituisce comunque condizione necessaria l’adeguatezza degli esercizi e la loro corretta tecnica di esecuzione, con particolare riferimento al controllo delle forze esercitate sul rachide e al mantenimento delle curve fisiologiche che caratterizzano la nostra colonna vertebrale. (3) “Ho un’ernia e ho dolore, dovrò aspettare che si riassorba per poter migliorare i miei sintomi e tornare ad allenarmi” Anche questa convinzione risulta errata: dal riassorbimento o dalla diminuzione delle dimensioni di un’ernia non sempre deriva un miglioramento della sintomatologia. Ti dirò di più: la sintomatologia dolorosa del paziente può attenuarsi o scomparire senza che vengano prodotte variazioni nella dimensione o nel posizionamento dell’ernia. I fattori che contribuiscono alla produzione del dolore sono infatti molteplici. (4) L’ernia del disco è quindi un evento molto frequente, è parte del normale processo di invecchiamento del nostro corpo e non provoca inevitabilmente dolore. Chi ha un’ernia non deve conseguentemente condurre una vita sedentaria ma, al contrario, va sollecitato a incentivare il movimento e il rinforzo muscolare, con esercizi e tecniche adeguate alla sua condizione. E’ nostro dovere contrastare con la corretta informazione le false credenze, che come abbiamo visto sono molteplici e sono purtroppo ampiamente diffuse tra l’opinione pubblica. Questi errati convincimenti e le inopportune azioni conseguenti, agiscono infatti in negativo sulla sintomatologia del paziente, aumentando il suo livello di disabilità e il dolore, senza considerare le ripercussioni negative nel contesto della sua vita sociale e di inutile impegno del servizio sanitario nazionale, particolarmente nei pazienti della terza età. (1-3,5) TORNA ALLA HOME    

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Cos’è l’ernia del disco?

La colonna vertebrale è il principale sostegno del corpo umano. Questa è costituita da trentatré vertebre disposte in cinque regioni: sette cervicali; dodici toraciche; cinque lombari; cinque sacrali, queste si uniscono negli adulti per formare il sacro; quattro coccigee che si uniscono per formare il coccige. Se osservi la colonna in tutta la sua estensione, dalla zona cervicale al coccige, puoi notare un progressivo aumento delle caratteristiche di robustezza e grandezza delle vertebre fino alla zona sacrale, da qui e fino alla punta del coccige tali caratteristiche si riducono. La causa di tali differenze strutturali è da ricondurre alla necessità di sostenere procedendo verso il basso un carico sempre maggiore, fino al punto in cui, a livello lombare, il carico si trasmette alla cintura pelvica e alle articolazioni sacroiliache. Ernia del disco La nota caratteristica flessibilità della colonna vertebrale deriva dall’essere composta da numerose e relativamente piccole ossa, le vertebre appunto, separate da dischi intervertebrali elastici. Il disco intervertebrale agisce con funzione di ammortizzatore, proteggendo le vertebre, le loro articolazioni, i tessuti nervosi e tutte le restanti strutture circostanti. Il disco è costituito da due elementi principali: – il nucleo polposo, ovvero la parte gelatinosa centrale: la sua composizione è per l’88% costituita da acqua e i suoi margini sono formati da un tessuto più solido e fibroso. – l’anulus, la parte fibrosa periferica: risulta composta da tessuto cartilaginoso e da fibre di collagene in lamine concentriche. L’analus assume la funzione di contenere in sede il nucleo polposo che è soggetto a spostamenti fisiologici conseguenti al movimento della colonna vertebrale. L’anello fibroso che circonda il nucleo polposo può degenerare a causa di diversi fattori, fino a provocare delle piccole lesioni chiamate fisure discali. Questa condizione strutturale può determinare in talune circostanze, la fuoriuscita del nucleo polposo, per il fatto che l’anulus non è più in grado di adempiere alla sua funzione di contenimento del nucleo stesso, da ciò deriva la formazione dell’ernia discale. L’ernia può arrivare a comprimere alcune delle strutture nervose circostanti la colonna, provocando talvolta dolore. In questo caso il trattamento più indicato secondo le linee guida scientifiche è quello conservativo e prevede l’utilizzo di molteplici tecniche di Fisioterapia. Non è da escludere l’approccio chirurgico nei soggetti in cui si manifesta perdita di sensibilità o forza. Dott. Pierluigi Sinatti TORNA ALLA HOME  

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